Lo spettacolo propone una versione “moderna” del “Requiem K. 626” di W. A. Mozart, nella trascrizione originale per pianoforte a quattro mani del pianista e compositore Carl Czerny (1791-1857). Il lavoro fu pubblicato dalla “Anton Diabelli and Company” il 10 ottobre 1827.
Requiem, partitura per voci spezzate, nasce dall’idea di coniugare il senso contenutistico di un’opera concepita più di due secoli fa (e cioè una preghiera/ricordo dedicata ai morti) con la necessità, da un lato, di “trasmetterla” a un pubblico più ampio attraverso la sua attualizzazione e, dall’altro lato, di utilizzarne la straordinaria capacità d’impatto, proponendo – in chiave laica – una preghiera/riflessione riservata ad alcune morti emblematiche dei conflitti e delle contraddizioni del Novecento, forse il secolo più carico di morte in assoluto. Le parti di cui si compone il Requiem si snodano in un percorso musicale che va a sovrapporsi e a intersecarsi con dodici storie scritte da Stefano Tassinari e recitate dall’attore Matteo Belli. Ognuna di queste storie - espresse in forma di monologo – è incentrata su una figura di artista o intellettuale, vittima, diretta o indiretta, dei regimi dittatoriali e autoritari che hanno scandito il passaggio del Novecento. In particolare, Tassinari ha cercato di entrare nei pensieri e nei sentimenti avvertiti da queste persone negli ultimi minuti della loro vita, quindi pochi istanti prima di essere assassinati, di morire suicidi come reazione al terrore o alla violenza subita o, in alcuni casi, di spirare di morte solo apparentemente naturale, ma in realtà provocata da prigionia, percosse e torture. Tra i personaggi raccontati nello spettacolo figurano il poeta andaluso Federico Garcia Lorca (fucilato dai franchisti e tuttora omaggiato da tante persone che sostano davanti a una tomba nella quale il suo corpo non c’è), il saggista e rivoluzionario catalano Andreu Nin, la musicista tedesca/argentina “Tania” Bunke (uccisa in Bolivia mentre combatteva assieme a Che Guevara), lo scrittore argentino Haroldo Conti (sequestrato e gettato vivo da un aereo dai militari della giunta golpista), il cantautore cileno Victor Jara (al quale, prima di ucciderlo, i golpisti di Pinochet spezzarono le ossa delle mani), l’intellettuale sudafricano Stephen Biko e lo scrittore e filosofo tedesco Walter Benjamin, oltre a figure quali Olga Benario Prestes, Victor Serge, Lev Trotsky, Sergej Esenin ed Enrique Schmidt Cuadra.
Alle spalle dei due musicisti e dell’attore scorrono, su un grande schermo, immagini dedicate a questi personaggi e ai contesti storici nei quali erano inseriti, curate e realizzate dal fotografo Luca Gavagna. La durata dello spettacolo è di circa settanta minuti.